Loading, please wait..

Atleticamente preparati

“Matchball” n° 4 mese di febbraio 1991

Prof. Salvatore Buzzelli (n°4 – 1991)

 

Il tennista che affronta un match, si trova a dover gestire la sua mente, il suo corpo, e le sue fonti energetiche, a seconda delle differenti situazioni in cui viene  a trovarsi durante l’incontro. Deve quindi sapersi adattare e rispondere prontamente alle sollecitazioni endogene ed esogene che, se pur miscelate fra loro, debbono consentirgli un rendimento tecnico costante, in quella che è la variabile per eccellenza di questo sport: la durata della partita.
La totale atipicità del tennis rispetto ad altri sport, richiede al giocatore la strutturazione della più ampia gamma di qualità sportive, che spaziano da quelle prettamente tecniche a quelle specificatamente fisiche, allacciate tra loro subordinatamente alle qualità psicologiche, che a loro volta sono influenzate dai fattori imponderabili tipici del tennis (giudizi arbitrali inesatti, palle fortunose, e via dicendo).
Da queste considerazioni nasce la consapevolezza di dover sviluppare per questo tipo di atleta una preparazione quanto mai omogenea, riassimilabile, per contenuti ed intensità, a quella delle prove multiple dell’atletica leggera.
Lasciando trattare ai tecnici specialisti i temi sulle particolarità tecnico-tattiche, addentriamoci nel mondo delle componenti più marcatamente scientifiche annesse al tennis, trattando l’argomento in riferimento all’ambiente prettamente agonistico, con la premessa che detta descrizione non è da considerare gerarchica e che ogni elemento è strettamente collegato con gli altri.
Le qualità coordinative. La caratteristica tecnica del tennis è riassumibile nel concetto di ”molteplicità di differenti situazioni da ricondurre a situazioni singolarmente identiche”. Per spiegare meglio diremo che un gesto tecnico qualsiasi può e deve essere ripetuto infinite volte se il giocatore è in grado di riproporsi dinamicamente nelle condizioni che quello stesso gesto richiederebbe se eseguito da fermi.
Per far ciò sono indispensabili doti quali la capacità di intuire le traiettorie (coordinazione ideomotoria), la reattività a stimoli visivi e capacità di focalizzare gli spazi, equilibrio dinamico, ecc… In altri termini bisogna aver sviluppato le cosiddette “qualità coordinative globali”, che attraverso opportuni processi didattici, devono essere assemblate fino alla definizione della “intelligenza motoria multilaterale” (capacità di risolvere problemi motori il più dissimili fra loro), prerequisito fondamentale per l’accrescimento del bagaglio tecnico individuale.
Le qualità condizionali. Velocità, forza, resistenza, flessibilità, sono le qualità motorie di base di cui qualunque atleta è in possesso, anche se a livelli differentemente evoluti.
Il tennista, come abbiamo già avuto modo di dire, deve preoccuparsi di sviluppare in modo omogeneo queste caratteristiche, in quanto saranno soprattutto queste insieme a quelle psicologiche, che influenzeranno i risultati agonistici.
E’ di recente acquisizione, nel tennis, la metodologia di “preparazione modulare” basata sullo studio approfondito delle qualità motorie individuali attraverso una batteria (serie specifica) di test. Grazie a questa metodologia è possibile assegnare agli allievi, nel rispetto della periodizzazione ciclica dell’allenamento, piani personalizzati di preparazione fisica, che tengano conto sia di particolari momenti “auxologici” (di accrescimento), sia del recupero delle qualità condizionali scadenti.
Operando in questo senso, si può evitare, come spesso è accaduto, l’abbandono dell’attività da parte di tanti ottimi talenti che si son persi per strada perché, sull’onda di successi giovanili, generati perlopiù da particolari predisposizioni tecniche o da strutture fisiche precoci, non hanno saputo sviluppare un altrettanto adeguato supporto atletico, con conseguente livellamento dei risultati.
Le qualità psichiche e psicologiche. Abbiamo già indicato l’importanza dell’influsso di queste qualità per l’ottenimento di risultati agonistici. Volendo citarne alcune, ricordiamo le più importanti a livello sportivo: la motivazione, la sicurezza, la concentrazione, il rilassamento; qualità queste sicuramente determinate da situazioni socio-ambientali e condizioni individuali di apprendimento, che possono essere talvolta plasmate e canalizzate attraverso un processo educativo corretto e adeguato.
La bioenergetica. Nel caso del tennis, non esiste una priorità di impegno di una particolare fonte energetica su un’altra. Tutte sono parimenti importanti: la fonte anaerobica alattacida per i movimenti esplosivi e rapidi con cui si evidenzia la tecnica giocata, la fonte anaerobica lattacida per far fronte a situazioni di deficit energetico durante le fasi più concitate di un incontro, e la fonte aerobica utilizzata soprattutto per il debito di ossigeno accumulato durante il gioco e durante i turni del torneo.
Sarà quindi cura del tennista organizzare adeguatamente ed in maniera omogenea l’allenamento delle fonti energetiche, nel rispetto dei modi e dei tempi di adattamento che le metodiche più accreditate suggeriscono.
Di certo una preparazione fisica, che abbia contemplato appropriatamente lo sviluppo della capacità e della potenza dei sistemi energetici, farà ritardare il più possibile l’inevitabile scadimento della prestazione globale, a vantaggio di un rendimento tecnico sempre più costante.
Da quanto detto finora si capisce l’importanza di affidarsi all’operato di una equipe tecnica specializzata, e soprattutto di iniziare fin dai primi momenti dell’attività motoria, creando i presupposti idonei a sviluppare la volontà di emergere attraverso un cammino non sempre facile, costellato di sacrifici personali, dove nulla sia lasciato al caso, e dove successi ed insuccessi siano il riscontro anche della serietà individuale e dell’ambiente circostante, oltre che delle proprie doti.
Non è pensabile che il risultato agonistico di rilievo sia frutto di improvvisazione o di solo talento; certo, il mondo sportivo ci ha abituato a tante eccezioni, ma creare un campione è un’arte che deve essere lasciata a personale competente, soprattutto quando si coinvolgono i facili entusiasmi dei giovanissimi e di chi vive con loro e/o tramite loro l’esaltante avventura sportiva.